ciao sono Max,
era il 2010 quando cominciai ad organizzare il primo Corso di Fotografia. Non avevo mai pensato di insegnare qualcosa a qualcuno prima di allora, ma le idee si cambiano si sa, forse il desiderio di sentirmi a contatto con appassionati di Fotografi come me e riuscire nel contempo ad essere utile a fare progressi; e poi come mi capita spesso, per mettermi in gioco una volta ancora.
Prima Fase: CORSI di FOTOGRAFIA
Fino al 2014 organizzai circa un corso all’anno con il mio amico Marco Bucci: la nostra proposta era un format incentrato sul fare foto riducendo al minimo l’approccio noioso con la tecnica fotografica.
Le cose andavano bene, i corsisti rispondevano positivamente perchè la Fotografia, grazie al digitale, si era diffusa e dismisura, divenendo spesso voglia di fare qualcosa di più oltre che scattare le foto col cellulare; così l’acquisto di una fotocamera Reflex portava appresso la voglia di migliorare i risultati, anche impegnandosi in un corso qualche mese.
Mi stancai presto, il contatto con le persone mi stimolava però sentivo la mancanza della finalità dell’intera operazione. Ok bello passare del tempo assieme in allegria e con voglia di imparare e impegnarsi da ambo le parti, inoltre molto bello fare le uscite fotografiche per imparare dai propri errori, poi però alla fine…..una pizzetta tutti assieme, abbracci saluti e arrivederci su Facebook.
Avevo bisogno di creare un tipo di esperienza che lasciasse un un segno tangibile per chi avesse deciso di prendervi parte; non mi bastava più che gli allievi facessero belle foto, volevo che scegliessero i loro soggetti con passione e senso critico, portando avanti un progetto comune con gli altri partecipanti. Che fare?
Come spesso accade, la risposta venne fuori dalla passione che coltivo da quando cominciai a fare foto, la FOTOGRAFIA DI PAESAGGIO.
2014 Progetto Fotografico SGUARDI SUI CONFINI
La mia idea era una Indagine Fotografica ai confini della periferia diffusa Falconarese – decisi di riassumere lo spirito con questa frase:
Avere sotto gli occhi i luoghi dove viviamo e siamo cresciuti, ma non essere sicuri di vederli veramente. Abbiamo scelto il mezzo fotografico per ristabilire la giusta distanza tra noi e la realtà circostante. Un modo per restituire presenza e dignità alle cose visibili; per recuperare l’attenzione verso la realtà, apparentemente scontata e sempre uguale.
Proposi questa idea agli allievi degli anni precedenti, al mio pubblico sul Web e Social, a chi mi stava nei paraggi quel periodo; intendevo formare un Collettivo di Fotografi per far crescere un Progetto in modo che, ciascuno in autonomia curasse la scelta dei soggetti e lo scatto, per poi presentare i risultati in sede di revisione, aggiustando il tiro fino ad arrivare a raggiungere un punto di vista personale, funzionale al lavoro di tutto il Gruppo ed utile al progetto nel suo complesso. Così nacque il Progetto Fotografico SGUARDI SUI CONFINI il quale, anche grazie all’aiuto di Federico Cerioni in veste di esperto in Social Media Marketing e all’occorrenza anche grafico, riuscì a raggiungere e “scaldare” ben presto una platea interessata a questo genere di operazioni sul Territorio. Infatti il Progetto prevedeva come obiettivo finale una esposizione fotografica (poi ne facemmo due) per presentare i risultati.
Ne presero parte in maniera spontanea e convinta ( da sx a dx sotto)
- Barbara Domogrossi
- Ottaviano Lasconi
- Luca balzani
- Riccardo Catalani
- Francesco Bartozzi
- Max Guidobaldi
- Lorenzo Francella
- Federico Cerioni
- Sivia Maurizi
- Fiorenzo Bifulco (assente nella foto)
A questo punto avevo raggiunto quello che volevo, ero riuscito a mettere assieme un gruppo di appassionati di Fotografia, li avevo equipaggiati e motivati a raggiungere dei risultati tangibili; questo rese tutto molto coinvolgente perchè…
non avevo a che fare con dei fotoamatori che volevano imparare “i trucchi per scattare belle foto” e poi fare bella figura su Facebook, ma bensì con degli aspiranti fotografi che volevano fare un percorso, mettendosi in discussione e raggiungere un obiettivo.
Utilizzai i primi incontri per capire le reali possibilità, aspirazioni ed inclinazioni personali di ogni singolo componente; in una seconda fase assegnai un compito di indagine a ciascuno cominciando a mettere assieme materiale per il Progetto.
Il livello tecnico ed espressivo del gruppo era disomogeneo, ma andava bene così, in fondo stavamo tutti imparando qualcosa che non avevamo mai fatto prima. Con cadenza settimanale le revisioni servivano per correggere le carenze tecniche, difficoltà espressive e mancanza di idee. Per la tecnica avevo già esperienza e materiale didattico dei corsi di Fotografia svolti; per motivare il gruppo e tirare fuori le idee di ciascuno, decisi di inserire delle monografie di Autori che avevano fatto scuola in fatto di Fotografia di Paesaggio e di Luoghi; Eugene Atget, Walker Evans, Lee Friedlander, William Eggleston e Stephen Shore i coniugi Becher ecc ecc.
In ogni mio percorso didattico immancabile è Luigi Ghirri assieme con i fotografi che parteciparono ai suo progetti negli anni ottanta: Viaggio in Italia ed Esplorazioni sulla via Emilia.
Ci dedicammo alla fase dello scatto per un paio di mesi, poi arrivò il momento di progettare assieme l’esposizione vera e propria, la selezione delle immagini , la dimensione delle stampe, i layout e così via. Inutile dire che tutto fu molto divertente e nel contempo assai efficiente, perchè si stava progettando “la mostra Fotografica” per esporre i propri lavori, quindi si lavorava senza risparmiarsi. Inoltre tutta l’operazione è stata auto finanziata, motivo in più per fare meglio.
L’indagine fotografica Territoriale coinvolgeva vari aspetti della zona che avevamo scelto: dalle infrastrutture dedicate al trasporto ai confini campagna-città, dal dialogo urbano con la Costa Adriatica, alle case coloniche abbandonate e il paesaggio rurale dimenticato. Siccome tra le proposte iniziali c’era anche l’intento di “recuperare l’attenzione verso le realtà circostante” gli aspetti oggettivi della visione si fondevano con quelli soggettivi di ciascun partecipante al Progetto Fotografico:
oggettività e soggettività, due aspetti che la Fotografia contiene e valorizza in egual misura
Fin dall’inizio pensai di tenere il Progetto lontano da possibili strumentalizzazioni; sarebbe stato fin troppo facile sottolinare le evidenti ferite Visive ed Ambientali, inflitte negli ultimi 50 anni al nostro Territorio, dal comparto industriale e dalla urbanizzazione selvaggia.
Non mi interessavano le polemiche, volevo che la gente si concentrasse sul lavoro svolto con le immagini. Una lettura Neutra del Territorio si addiceva di più a questa indagine; poi si sa, lo spettatore davanti ad una fotografia è libero di pensare e dire ciò che vuole.
Dopo circa tre mesi di lavoro, arrivò finalmente il giorno per inaugurare l’Esposizione Fotografica Sguardi sui Confini. Era il 25 Luglio 2014 presso la sala Mercato di Falconara Marittima, era venerdì e faceva assai caldo, era prevista l’apertura solo per un weekend. Già dai primi giorni fu un successo; infatti coloro che erano intervenuti i primi giorni dell’apertura, avevano fatto passaparola ad altri ad amici e conoscenti interessati, i quali ci hanno raggiunto i giorni seguenti pregandoci di rimanere aperti fino alla successiva domenica. Visto il successo dell’operazione, ricevemmo un patrocinio del comune, diverse stampe furono vendute. Il coinvolgimento e il gradimento ci ha ripagato dalle fatiche.
Le immagini esposte presentavano efficacemente il tema dei Confini della nostra Città. Ma c’erano due Realtà separate dal contesto urbano che non volevo tralasciare: La ex Caserma Saracini e l’ex Stabilimento della Montedison; luoghi che hanno perso la loro funzione originaria, pur conservando un indiscusso valore storico culturale nel Territorio, ed un impatto visivo impossibile da ignorare.
Siccome avevamo fatto dei sopralluoghi fotografici con buoni risultati, decisi di inserirlo come appendice narrativa costituita da una bel volume consultabile durante l’esposizione: Missioni Fotografiche ex Caserma Saracini – ex stabilimento Montedison.
L’esposizione di Luglio era andata a buon fine, i fotografi (i Confinauti) che avevano partecipato e fotografato erano felici ed appagati dell’esperienza lasciata alle spalle; inoltre avevano arricchito il loro linguaggio fotografico, facendo progressi anche con la tecnica. Ci potevamo salutare contenti di quello che eravamo riusciti a fare mettendo assieme le nostre risorse, ma prima ci aspettava un ultimo appuntamento. Infatti l’esposizione che avevamo appena concluso a Falconara era stata richiesta anche dal Comune di santa Maria Nuova (sopra Jesi) per essere inserita nel contesto progettuale di una variante del Piano regolatore, in corso presso quel Comune.
Avevamo già pronte le stampe, prendemmo chiodi e martelli, per salire in collina ed inaugurare ad Ottobre:
Fummo accolti con gran calore e tutti gli onori, sia dalle istituzioni che dalle associazioni impegnate nel sociale, che ci aiutarono a montare la mostra di persona. L’affluenza fu buona, anche se non paragonabile a falconara, per ovvi motivi di decentramento della location scelta.
Salire in sulle colline di Jesi significava portare il nostro punto di vista lontano da dove aveva avuto origine, lontano dagli sguardi e giudizi affettuosi dalla Platea Falconarese-Anconetana, che ci aveva apprezzato anche per affezione ai luoghi rappresentati.
Gli amministratori Comunali mi chiesero di ideare e condurre un Progetto Fotografico per il Territorio chiuso tra confini Comunali di Santa maria Nuova.
Fu così che proposi LA FOTOGRAFIA PER SCOPRIRE IL PAESAGGIO.
Ma questa storia te la racconto tra qualche giorno; sei stato già troppo bravo e paziente da arrivare in fondo, non me la sento di approfittare ancora della tua pazienza ed attenzione :))
Un caro Saluto da Max